domenica 31 gennaio 2010

Domaine Pascal e Romain Bouchard - Chablis

L'occasione è quella di una degustazione tenutasi all'enoteca Comptoir de France di Roma, ottimo posto per trovare chicche della produzione enologica d'oltralpe, per parlare di questo produttore francese (anzi due) di uno tra i vini bianchi che personalmente amo, e cioè lo Chablis. Pascal Bouchard possiede 33 ettari di vigne nella parte ovest del paese di Chablis, sia nella zona dei Grand Cru (Blanchot, Vaudesir e Les Clos) sia nella zona dei Premier Cru (in particolare Mont de Milieu e Fourchaume) tutti coltivati in regime di agricoltura biologica.
I vini di Pascal riflettono lo stile tipico dello Chablis: minerali, con sentori di pietra focaia e straordinariamente acidi, verticali, quasi citrini, con una persistenza molto lunga, soprattutto nei premier cru aziendali assaggiati come il "Montmains 2007". Nel Grand Cru in degustazione invece, come il "Vaudesir 2005" prevalgono le note dolci sia al naso che in bocca e una certa morbidezza, rotondità, dovute principalmente all'utilizzo di botti di rovere dove il vino si "eleva" per 12 mesi.
La serata ha visto anche una ulteriore piacevole sorpresa: infatti oltre ai vini di Pascal Bouchard abbiamo assaggiato anche quelli del figlio Romain che vinifica dal 2005 da solo nel Domaine de la Grande Chaume. Anche qui i 3,38 ettari di vigna sono condotti in regime di agricoltura biologica (certificato Ecocert) con un grande lavoro in vigna, potature ferree e rese bassissime (1 kg di uva x pianta). Degno di nota il premier cru aziendale "Vau de Vay 2007", con un naso di grande complessità e tutti le caratteristiche tipiche degli chablis di razza, in quanto ad acidità e mineralità. Ottima la persistenza e il finale. E' vinificato parte in acciaio e parte in legno, anche se Romain ci tiene a sottolineare che utilizza solo legni esausti, non alterando quindi la tipicità gusto-olfattiva dello chablis.

Pascal Bouchard
Parc de Lys - CHABLIS
tel. +33 (0) 386421864
info@pascalbouchard.com


martedì 26 gennaio 2010

Falanghina Cesco dell'Eremo 2006 - Cantina del Taburno

La Falanghina è il vitigno a bacca bianca più diffuso in Campania. Seppur abbia sempre vissuto nell'ombra dei più "nobili" Fiano e Greco, sta negli ultimi anni vivendo una riscoperta di interesse da parte del mondo enologico, in quanto vinificato in purezza in contenitori di acciaio in modo da mantenere inalterata la fragranza dei profumi floreali e fruttati tipici del vitigno, nonchè l'acidità e la mineralità, è molto usato in abbinamento con piatti tipici della cucina "marinara" partenopea. Cantina del Taburno, azienda di riferimento del comprensorio del monte Taburno, presenta qui una originale interpretazione di falanghina vinificata in legno, il Cesco dell'Eremo. Le uve provenienti da terreni collinari a 300-600 metri s.l.m. esposti a sud-est, vengono selezionate e raccolte surmature a fine ottobre, poi sottoposte a lieve macerazione prefermentativa e fermentazione per 30 giorni in barrique; infine subiscono una seconda fase di successivo affinamento per altri 4 mesi in barrique di rovere francese.
Il vino in questione si presenta con una veste giallo paglierino molto vivo con chiari e lucenti riflessi dorati. Netti i profumi fruttati, molto dolci e polposi, su tutti albicocca e pesca gialla, nonchè i rimandi floreali (fiori di arancio e zagara). La matrice minerale tipica delle falanghine di zona, nonchè la freschezza gustativa sono un pò ridotte dal passaggio in legno, che risulta però sapientemente dosato e ben integrato nella struttura del vino. In bocca ha un attacco quasi abboccato in cui prevalgono le note dolci e morbide con netta corrispondenza gusto-olfattiva. Il finale è un pò fiacco e corto, sinceramente viste le premesse mi aspettavo qualcosina in più... Si abbina perfettamente con piatti di terra della tradizione contadina beneventana come lagane e ceci oppure una buona zuppa di funghi porcini.

Falanghina Cesco dell'Eremo igt 2006 (85 /100)
Falanghina 100%


Cantina del Taburno
Via Sala - Foglianise (BN)
info@cantinadeltaburno.it

lunedì 25 gennaio 2010

Il Riesling in Germania

La Germania è il paese del Riesling. Il 60% dei vitigni di Riesling di tutto il mondo cresce in Germania e la parte più estesa si trova nel Rheinland-Pfalz (Renania-Palatinato): la produzione mondiale complessiva è di 34.000 ettari, dei quali 20.800 si trovano in Germania e 14.250 nel Rheinland-Pfalz. Il Rheinland-Pfalz si trova nell’ovest della Germania ed è un land ricco di tradizioni culturali, con capoluogo Mainz (Magonza), situato tra le rocce di ardesia del Reno (Rheinisches Schiefergebirge). Enologicamente parlando, nella regione si distinguono almeno 6 macro-aree: l’Ahr, il Rheinhessen, la Saar - Mosel - Ruwer, (chiamata semplicemente Mosella), la Pfalz (Palatinato) e la Nahe. Ognuna di queste ha delle caratteristiche differenti, ma mantiene sempre elevati standard qualitativi.

In tutto il mondo come Riesling si intende quello originario della zona del Reno e dei suoi affluenti, chiamato in Italia anche “Riesling renano”. Quello definito “Riesling italico” è un vitigno completamente differente, chiamato anche “Welschriesling” e ha come patria l’Italia e l’Austria, ma non può in nessun modo essere paragonato con l’originario tedesco, dal carattere totalmente differente, anche per quanto riguarda l’acidità poco consistente. Il Riesling riesce particolarmente bene grazie al tipico clima tedesco: le notti fresche autunnali e l'esposizione sud/sud-est dei vigneti permettono una maturazione lenta delle uve e la formazione di un gusto e bouquet raffinati e di un’acidità espressiva. Questo rende il vino tedesco unico al mondo, in quanto sia il rapporto zuccheri/acidità delle uve sia la tradizionale vinificazione in acciaio, porta a riesling con gradazioni alcoliche contenute, alti livelli di acidità e in alcuni casi un residuo zuccherino (legato a una fermentazione alcolica non completamente svolta); tutto ciò ci permette di avere vini straordinari con un notevole potenziale di invecchiamento capaci di sopportare lunghi tempi di affinamento in bottiglia.

L’area più conosciuta a livello mondiale per la produzione di Riesling si sviluppa intorno alla Mosella e ai suoi affluenti Saar e Ruwer (9.000 ettari di vitigni, 5.200 di Riesling). Viene definita la regione per i viticoltori “senza paura dell’altezza”, perché da nessun altra parte i vitigni sono così alti e ripidi. Il picco è raggiunto dal Bremmer Calmont (altezza 380 m) con una pendenza superiore al 70 %. Sul terriccio di ardesia di questa regione cresce un Riesling tenero, che richiede all’esperto una grande capacità per farlo rendere al meglio. Grazie alla bravura dei viticoltori si ottengono varietà non più solamente dolci come un tempo, ma anche vini secchi dal carattere robusto, secchi fruttati fino ad arrivare a quelli con residuo dolce. In ogni caso si tratta di vini fruttati ed eleganti. Bisogna inoltre aggiungere che i vini della Mosella sono insuperabili per quanto riguarda il loro livello di invecchiamento e maturazione.

Il Rheinhessen è la più grande zona di viticoltura (26.000 ettari di vitigni, 3.450 di Riesling). Si manifesta come una regione cordiale e aperta. I suoi valori si basano sul ritorno alle radici. Giovani vignaioli si dedicano con molto entusiasmo, sentimento e con grande dinamica alla produzione di vino moderno e di alto livello. Pongono attenzione anche alla rivalutazione dei vini autoctoni, come il Riesling e il Silvaner. L’offerta è molto ampia per ogni gusto e portafoglio. Il Rheinhessen rappresenta, insieme alla città di Mainz, la Germania nel club internazionale dei “Great Wine Capitals”.

La Pfalz è conosciuta per il clima mite, grazie al quale crescono anche alberi di mandorle e fichi, e per i suoi paesaggi dalle dolci colline. Il Riesling impressiona per l’aroma fruttato unito ad una forte consistenza inaspettata ed una delicata asprezza. Su una sottile striscia lunga 70 Km, che si estende tra il Rheinhessen a nord e Schweigen, vicino alla frontiera francese a sud, cresce più Riesling (23.000 ettari l’area coltivata, 5.250 di Riesling) che in tutta l’Australia. Per conoscere al meglio questa regione bisogna recarsi lungo la “Strada Tedesca del Vino” (Deutsche Weinstrasse), la più antica del mondo. Per la sua posizione vicino al letto del Reno ci sono grandi differenze nei terreni e di conseguenza nei vitigni. La durata dell’insolazione è al secondo posto in Germania e questo lo si avverte nel gusto del vino.

Il Mittelrhein è la terza più piccola area geografica in Germania (457 ettari di vitigni, 308 di Riesling). Quello che manca in estensione al territorio lo compensa l’alta qualità del vino. Nel 2002 è stata aggiunta nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO come uno dei più bei paesaggi a livello europeo, grazie alle sue bellezze territoriali, arricchite di castelli e fortezze. I vini sono particolarmente apprezzati dagli intenditori, che amano l’acidità espressiva e il fruttato seducente del Riesling, che nell’80% dei casi cresce su terreni ripidissimi.

Nella zona della Nahe, il gioiello del sudovest, grazie a un clima mite, i vini maturano presto e sviluppano un’acidità gradevole (4.000 ettari di vitigni, 1.000 di Riesling). Il vino è influenzato dalla varietà dei terreni ed anche dalle consistenti pendenze, come accade pure nella zona della Mosella. Il territorio è particolarmente variegato, costituito da ardesia grigia, sabbia rossa e pietre vulcaniche, adatto a tante qualità aromatiche diverse. Soprattutto sul terriccio denso di minerali nascono alcuni dei più interessanti e migliori Riesling della Germania. Accanto ai Riesling altamente mineralizzati e secchi sorprendono i vini con residuo dolce naturale e con un’incredibile finezza dell’acidità. La varietà del paesaggio e le differenze dei terreni si possono sperimentare al meglio con un viaggio virtuale nel bicchiere di vino.

Il terreno intorno al fiume Ahr è un’area di produzione molto piccola (552 ettari di vitigni, 50 di Riesling), considerata come il “paradiso tedesco” del vino rosso. L’Ahr si sviluppa con curve strette insidiandosi in un paesaggio di rocce bizzarre. I vitigni crescono, quindi, su rocce aride. Per la conformazione del terreno si accumula calore, particolarmente utile per la coltivazione delle vigne. Già i Romani apprezzavano i vantaggi climatici di questa valle selvaggia e romantica e hanno piantato le prime viti. Oggi la produzione del Riesling, che si affianca a quella dei vini rossi come il Pinot nero di alta qualità, si aggira intorno al 10%.


sabato 23 gennaio 2010

Fiano di Avellino Colli di Lapio 2006 - Clelia Romano


Clelia Romano rappresenta quella categoria di vignerons a cui non piace stare sotto i riflettori, preferisce piuttosto la serietà dei campi in un territorio straordinariamente vocato. E' questo lo stile che contraddistingue l'azienda, che è sempre stata conosciuta e apprezzata per il suo Fiano, proveniente dai vigneti aziendali di Scarpone, Arianello e Stazzone, tutti tra i 500 e i 550 mt su una collina a cavallo tra i fiumi Calore e Sabato, dove i terreni argillosi e calcarei, la notevole escursione termica e le basse rese per ettaro, regalano vini difficili da dimenticare e che esprimono meglio il loro carattere e la loro eleganza con il passare degli anni. Oggi ho provato ad aprire una bottiglia di questo vino (annata 2006), acquistata un paio di anni fa, sicuro di provare emozioni sincere e curioso di verificare l'evoluzione nel tempo di questo Fiano. Il vino si presenta subito con un colore giallo paglierino non molto carico con riflessi verdognoli. Al naso è in prima battuta sulfureo, con una trama minerale finissima e che non stanca; quando si apre vengono via via fuori dolci sfumature fruttate di pesca gialla e di fiori bianchi, insieme all'immancabile nocciola, tratto tipico dei migliori Fiano. In bocca ha corpo, struttura ma anche tanta eleganza, ben sostenute da viva acidità e dai 13,5° di alcol, favorito dalla vendemmia ritardata all'ultima decade di ottobre. Il finale è tipicamente amarognolo e ammandorlato, da fiano di razza.
Sarà anche il più scontato degli abbinamenti, ma secondo me questo vino dà il meglio di se con un bel piatto di spaghetti ai frutti di mare...

Fiano di Avellino Colli di Lapio docg 2006 (87 /100)
Fiano100%


Clelia Romano
Contrada Arianello, 47 - Lapio (AV)
collidilapio@libero.it



giovedì 21 gennaio 2010

Vini naturali a Roma - 30, 31 gennaio e 1 febbraio

Anche quest'anno si terrà a Roma presso l'Hotel Columbus (via della Conciliazione 33) la manifestazione dedicata ai vini naturali: vini prodotti nel rispetto delle tradizioni e del territorio. Saranno presenti vignaioli aderenti a varie associazioni quali Vini Veri, VinNatur, Triple "A", Renaissance Italia oltre ad alcuni indipendenti. Ecco il dettaglio con gli orari e l'elenco dei produttori presenti:

sabato 2 gennaio 2010

Azienda vinicola Odilio Antoniotti


Ci sono storie che raccontano di uomini coraggiosi che spinti dalla passione riescono a interpretare e dare voce alle tradizioni e alla storia del proprio territorio. Una di queste storie è indubbiamente quella di Odilio Antoniotti, personaggio straordinario che abbiamo raggiunto a Casa del Bosco, ameno borgo di poche anime, frazione del comune di Sostegno nel biellese.
Mentre ci avviciniamo percorrendo la statale 142 verso Biella, mi colpisce il panorama fatto di boschi selvaggi punteggiati qua e là da qualche vigneto, duramente sottratto alla boscaglia. E pensare che questi luoghi fino al dopoguerra erano tappezzati di vigne che rendevano questa zona simile alle Langhe piemontesi...
Il panorama è comunque incantevole: di fronte alle colline si apre lo scenario delle Alpi con il massiccio del monte Rosa sullo sfondo che giganteggia e sembra quasi a proteggere il lavoro di questi uomini coraggiosi.
Odilio è uno dei pochi superstiti ad imbottigliare la doc Bramaterra, ormai quasi scomparsa se non per un manipolo di ostinati vignerons, che strappano terra ai boschi convertendola in vite.
La doc Bramaterra prevede, secondo il disciplinare del 1979, nebbiolo (localmente chiamato spanna) dal 50% al 70%, croatina dal 20% al 30% e vespolina dal 10% al 20%. La zona di produzione comprende i terreni comunali di Masserano, Brusnengo, Curino Roasio, Villa del Bosco, Sostegno e Lozzolo, con una resa massima non superiore ai 75 q/ha. E' in atto una revisione di tale disciplinare al fine di alzare la percentuale minima di nebbiolo al 70%.
Antoniotti produce due etichette dai suoi tre ettari vitati: il Bramaterra, prodotto nel cru in zona Martinazzi e il Coste della Sesia dalle vigne di Pramartello. Tre mila bottiglie di elezione che raccontano le basse rese, le castigate potature e la conduzione scrupolosa del vigneto. In cantina parte delle botti utilizzate per l'affinamento sono ancora costruite con roveri abbattute nel bosco di proprietà.

I vini
Coste della Sesia 2007 - Nebbiolo 85%, croatina 15% - 13°
Invecchiato 10 mesi in botti di rovere e lasciato affinare per altri 6 in bottiglia. Sentori floreali di violetta e rosa appassita, e delicati profumi di piccoli frutti rossi donati probabilmente dalla presenza della croatina. Buona freschezza gustativa, tannino non eccessivo e buona mineralità. Finale non molto persistente.


Bramaterra 2005 - Nebbiolo n.d., croatina n.d. - 13°
Il colore è di un rubino vivo e lucente, con la trasparenza tipica del nebbiolo. Presenta un naso molto variegato con nette presenze floreali, viola su tutti, delicati sentori di piccoli frutti di bosco e una trama speziata molto fine di pepe, tabacco e cannella. In bocca è equilibrato ed elegante: freschezza gustativa e alcol (perfettamente integrato nella struttura del vino) fanno da contraltare a un tannino elegantissimo che sembra non risentire dei 3 anni di passaggio in legno e a una mineralità fine e quasi ricamata. Netta la corrispondenza gusto-olfattiva, sfoggia buona personalità e stoffa.